Cosa muove la scelta di uno 'strumento' piuttosto che un altro?
Credo semplicemente che si possano comunicare le cose in modi diversi. Ecco che ogni “strumento” darà una forma esclusiva alle cose, e a seconda della forma acquisita le cose arriveranno agli altri in modo differente. Ci sono cose che perché arrivino in un certo modo le devo disegnare, le stesse cose arriveranno diversamente se le scriverò, o se le canterò, e via dicendo…
Spesso capita che i toni densi e il segno pieno delle tue tavole poggino sulla leggerezza di un flusso di parole in cui troneggia un senso di onirica speranza. Una scelta voluta? Quanto c'entra il fatto che i tuoi libri parlano ai bambini?
Credo che il paradosso tra la densità delle mie tavole e i testi leggeri sia solo apparente. Uso il volume e la profondità per dare vita ai personaggi e alle cose, e allo spazio attorno. In questo modo per me i personaggi acquisiscono una libertà che permette loro anche di muoversi con leggerezza, muovendo i passi di una danza con le parole.
Ma ecco che mi viene in mente un controesempio. Nel cimitero, appena uscito per Logos, si rivolge anche, e forse di più, ai grandi. Cosa cambia quando sono loro i tuoi interlocutori?
Il libro del cimitero si rivolge indubbiamente a una fascia di età più elevata, anche se in realtà è nato da una mia intima necessità “secolare”. e realizzandolo non mi sono preoccupato troppo di chi un giorno potesse vederlo, ne tanto meno che tipo di mercato editoriale potesse accoglierlo. Sono molto felice che una casa editrice abbia dato voce ad una mia dimensione fin’ora rimasta professionalmente inespressa.
Che rapporto hai con il colore e con i diversi materiali?
Ecco, devo dire che purtroppo quando realizzo delle illustrazioni sono piuttosto purista: non ho l’abitudine di mischiare tecniche, anche se mi piacerebbe molto. Sono così legato alla tecnica dei gessetti che temo di “contaminarla” negativamente, e questo è un mio limite. Lavorare con i gessetti significa modellare le immagini con le dita, e l’amore per questa tecnica credo mi derivi dal gusto per la modellazione del pongo con cui realizzo piccole animazioni, della cartapesta con cui fabbrico i pupazzi per le mie letture animate, e per gli origami…
A proposito di letture animate... molto del tuo spazio è dedicato ai laboratori con i bambini. Un'esperienza che sicuramente (ed in parte lo dici) riesce a darti molto. Cosa, in particolare?
Lo spazio che dedico ai laboratori è uno spazio di libertà ritrovata, nella quale mi sembra di muovermi con grande leggerezza. Stare con i bambini mi sta insegnando proprio questo: la possibilità di un rapporto le cui regole comunicative possono cambiare continuamente.
Che aspetto ha il tuo tavolo da disegno? Più maniacale o più naif?
Fin da bimbo mi dimeno tra la necessità di ordine e la tensione verso il caos. Il mio tavolo da disegno rispecchia questo dualismo.
Noi di Mangialibri abbiamo un approccio un vorace alla lettura. Tu che lettore sei? Quali libri influenzano o hanno influenzato il tuo lavoro?
Questa è la domanda più difficile, o meglio, la domanda alla quale potrei non smettere di rispondere. Sul mio sito http://www.matteogubellini.it c’è una sezione chiamata “debiti”, che mostra le facce di 10 persone che hanno avuto molta importanza nel mio percorso umano e artistico. Per ognuna di queste persone ho scritto una manciata di parole che cercano di spiegare in cosa consista questo legame, ma premetto anche che si tratta delle prime 10 persone che mi siano venute in mente. In realtà ce ne sono tante altre fondamentali. E sono cantautori, fumettisti, pittori, scrittori, cineasti, illustratori, e via discorrendo.
I libri di Matteo Gubellini