Il fragore di un tuono richiama Adele dal profondo dei suoi sogni alla realtà. La pioggia non aiuta l’umore, ma l’odore di caffè e il volto della figlia Amata le donano tutta la determinazione necessaria per iniziare una nuova giornata e rituffarsi in un lavoro che sarebbe potuto essere, ma non è, non è mai stato e forse, non sarà mai quello che desiderava: Adele lavora nella redazione di un giornale, ma le sue ambizioni di diventare una cronista, puntualmente si infrangono contro la richiesta del caporedattore di scrivere l’ennesimo “pezzo di colore”, a metà tra la cronaca del gossip e le novità della moda. Forme ancora sinuose ricordano ad Adele quel passato in cui era bella e al quale la donna sembra volere definitivamente voltare le spalle. Non ricordare è l’imperativo categorico per una rassegnata accettazione del presente suo e di Amata, che su una sedia a rotelle domina con le sue abili mani sulla tastiera il meraviglioso mondo delle note... Pietro ha ottantacinque anni, le ossa fracassate dal dolore conosciuto nel campo di concentramento di Mauthausen e da un senso di colpa che stritola la sua esistenza. Nessuno, neanche la sua amica Matilde riesce a scrollarlo dal suo livore ostinato verso quel che resta della sua vita. Chiuso in un dolore tutto suo, va in giro protetto da una corazza indistruttibile ed ogni grimaldello che possa cercare di fare aprire la sua anima rievoca un dolore lontano e insopportabile. Non vuole ricordare, ma dovrà farlo: ha accettato di rilasciare un’intervista per la Giornata della Memoria; la giornalista incaricata è Adele…