Fiori d’asfalto ed altre solitudini è la breve raccolta poetica d’esordio di Allan Corsaro, nom de plume dietro cui si allunga l’ombra di un’identità sconsolata e solitaria che sembra voler estirpare le radici che lo immobilizzano alla propria prigione esistenziale seguendo la traccia dei versi. Niente è fatuo e leggero. Dietro alla scansione di ogni parola, il lettore percepisce la netta pregnanza delle pulsioni che la intridono e la muovono: l’illusione, il dolore, la rassegnazione, l’infelicità. Allan Corsaro non è mai convenzionale: la sua poetica si dispiega tutta tra il miele e il fiele di sentimenti tanto intensamente agognati, quanto rimasti dolorosamente inappagati. Non c’è ribellione alla tragedia, né sfrenata e risentita efflorescenza verbale. E pur tuttavia l’accumulo di sensazioni distribuite tra memoria e attesa, proprio là dove la scrittura poetica ha il suo nucleo più intenso, concorre alla chiamata di esperienze assenti, possibili ma irrealizzate. Note essenziali della sua lirica sono la brevità e la fermezza del segno, con le quali l’economia estremamente rigorosa della parola, riesce a definire un vivo senso della solitudine. La necessità di uscire è lì che scalpita, ma dovrà attendere un lento decorso di rancore e di impotenza che resterà impresso nella nostra memoria come un sigillo che porteremo a lungo dentro di noi.