Componimenti lirici, accuratamente trascelti dal poeta nella ricca messe della sua produzione, in cui egli manifesta la necessità improrogabile di varcare le rigide convenzioni religiose di una società patriarcale e maschilista che privano uomo e donna della necessità di potersi infinitare nell’ampio respiro della libertà dell'amore:” L’amore non è un romanzo orientale/ dove gli eroi si sposano… alla fine. / L’amore è salpare senza una nave/ e sentire che non esiste approdo. / L’amore è un fremito che rimane sulle dita, / una domanda sulle labbra sigillate.” Cantore della liberazione femminile dall’oppressione e dalla repressione del potere maschile, egli ospita nei suoi versi le voci femminili, i loro aneliti d’amore, il loro desiderio di far apparire un raggio di luce tra le funeste sciagure della loro condizione, di scovare nel delirio delle umiliazioni e dei destini forzati materia per una poesia che coniughi ancora speranza e denuncia. La sua è una presa di coscienza umana e un atto di testimonianza civile che accompagna il loro desiderio di spingersi tra precari equilibri verso una consistenza diversa, dove l’amore possa costituire il recupero della libertà negata: “Io non credo nell’amore/ che non ha l’irruenza delle rivoluzioni,/ che non frantuma tutti i muri,/ che non si abbatte come un uragano”…
Le mie poesie più belle è una preziosa raccolta di componimenti poetici attraverso il quale il pubblico italiano può cogliere l’opportunità di conoscere un estratto significativo dell’opera di Nizar Qabbani, uno dei più prestigiosi e prolifici poeti arabi del secolo scorso. Nato a Damasco nel 1923 e deceduto a Londra nel 1998, egli accostò all’intensa attività letteraria un’autorevole carriera diplomatica che lo condusse a spostarsi tra Paesi arabi, asiatici ed europei. Ai cultori della materia corre dunque l’obbligo di sottolineare la meritevole operazione condotta in porto dalla casa editrice Jouvence; di rivolgere ad essa profonda gratitudine per aver individuato un vuoto che andava colmato, correndo ai ripari e pubblicando questi versi che costituiscono una vera e propria summa poetica e autobiografica dell’autore siriano. Il libro, curato e tradotto da Nabil Salameh e Silvia Moresi, è davvero un piccolo gioiello adatto a far conoscere al pubblico nostrano la parabola esistenziale e il percorso poetico di un autore in cui la levità dello stile e la profondità delle denunce sociali si fondono mirabilmente nella sola maniera possibile di rendere testimonianza di un oscurantismo chiuso a ogni forma di apertura.